MARTINELLI Stefano

Stefano Martinelli, intervista in apnea

MARTINELLI Stefano“Occhi blu, sorriso disarmante, fisico atletico, serietà, fedeltà e rispetto. Queste le caratteristiche principali di STEFANO MARTINELLI, icona assoluta e unica nel parco atleti del Malaspina. Primo capitano della storia nella squadra del Malaspina, primo atleta Malaspina a guadagnare una finale agli assoluti, primo atleta laureato (giurisprudenza); la sua immagine e la sua serietà sono stati per anni un esempio per tanti atleti!”
Beppe Longinotti


PRIMO TUFFO IN PISCINA, A QUANTI ANNI?
Mi dicono a 5 anni

A CHE ETA’ HAI INIZIATO A NUOTARE A LIVELLO AGONISTICO?
A 10 anni, in quinta elementare.

QUANDO HAI CAPITO CHE IL NUOTO ERA IL TUO SPORT?
Non c’è stato un momento preciso, anche perché ho provato solo un altro sport: il basket. Più che altro mi veniva bene, ottenevo i primi risultati, mi divertivo e poi era l’unica attività al Malaspina che avesse un settore agonistico organizzato seriamente.

C’E’ CHI PENSA CHE IL NUOTO, PIU’ DI ALTRI SPORT, CREI “DIPENDENZA”…L’ODORE DEL CLORO, LA SENSAZIONE DI LIBERTA’, LA STANCHEZZA EUFORICA DOPO LA FATICA,E’ COSI’ ANCHE PER TE?
Assolutamente sì. Credo che molto sia dato anche dal fatto che è uno sport legato alle sensazioni provate in acqua. Purtroppo basta rimanere fuori dalla piscina per un certo periodo che si perde “l’acquaticità”, il sentire l’acqua tra le mani.  Per un nuotatore è stupendo vedere la corsia accanto che scorre velocemente senza fare il minimo sforzo, sentire l’acqua che scorre su tutto il corpo con una semplice bracciata e più si nuota più si provano queste sensazioni. Più ci si sente in forma più si vuole testare il limite della propria fatica, sicuri del fatto che quello che verrà dopo sarà comunque una grande soddisfazione.

RISPETTO AD ALTRI PAESI IN ITALIA SCUOLA E SPORT SONO DUE MONDI CHE NON SIPARLANO. PENSI CHE L’IMPEGNO SPORTIVO POSSA ESSERE UN AIUTO AD AFFRONTARE LO STUDIO O E’ SOLO UN OSTACOLO?
Credo che sia stato un validissimo aiuto sia dal punto di vista organizzativo, negli anni delle medie e delle superiori, sia dal punto di vista emotivo, negli anni dell’università. Quando ero più giovane il pensiero/obbligo/piacere di andare ad allenarmi mi costringeva ad organizzare e ottimizzare il tempo da dedicare ai compiti. Raramente la motivazione dello studio per non andare in piscina corrispondeva a realtà. Credo, infatti, che far saltare gli allenamenti (di qualsiasi sport) come forma di punizione per motivi scolastici non sia una soluzione valida. Negli anni dell’università, invece, ho raccolto i frutti di una giovinezza e un’adolescenza passate ad affrontare sfide e prove, piccole o grandi, e gestire la tensione pre-gara, per cui anche gli esami universitari non sono mai stati un grosso spauracchio. E’ tuttora così, nonostante anche l’università sia ormai lontana.

LA CARRIERA DI UN NUOTATORE PUO’ INIZIARE MOLTO PRESTO. CRESCENDO LA VITA CAMBIA E CAMBIANO LE PRIORITA’. C’E’ STATO UN MOMENTO IN CUI HAI PENSATO DI MOLLARE TUTTO? COME LO HAI AFFRONTATO E CHI TI HA AIUTATO?
Non ho mai pensato di mollare definitivamente, anche perché non avrei continuato fino a 27 anni. Diciamo che nei momenti di crisi, quando i tuoi amici iniziano a uscire la sera e tu non puoi farlo perché hai le gare; quando è finita la scuola e gli altri sono completamente liberi mentre tu, invece, fino a luglio hai comunque un impegno, ero più refrattario e la fatica offuscava le grandi soddisfazioni che potevo ricevere. Per fortuna, i famigliari in primis, il mio allenatore che era estremamente elastico con me e il mio “modo” di allenarmi, gli amici stessi, che riconoscevano in me qualcosa di diverso da loro seppur non comprendendolo – ero quello che faceva nuoto a livello agonistico – e qualche risultato inaspettato rispetto all’allenamento, mi hanno motivato e convinto a rimanere tra le corsie.

IL NUOTO E’ UNO SPORT INDIVIDUALE, E’ UNA SFIDA CONTRO I PROPRI LIMITI EPPURE QUANDO SEI SUL BLOCCO DI PARTENZA GLI AVVERSARI SONO TANTI: IL CRONOMETRO, TUTTI GLI ATLETI IN BATTERIA, LE PERSONE CHE TIFANO PER TE, IL TUO ALLENATORE CHE CI CREDE PIU’ DEGLI ALTRI. A CHE COSA PENSI TRENTA SECONDI PRIMA DELLA PARTENZA?
Nei primi anni ero molto concentrato sui dettagli pratici e di poco conto dati dall’inesperienza: gli occhialini che possono cadere, il costume allacciato bene, sentire il mio nome alla chiamata. Crescendo ero più spensierato e più “incosciente”, per cui pensavo solo a buttarmi in acqua e divertirmi nella cosa che mi riusciva meglio. Negli ultimi anni quando avevo acquisito una maggior consapevolezza anche del mio stato di forma e del lavoro di preparazione svolto, cercavo di rimanere concentrato sul gesto della nuotata, sulla gestione della fatica e richiamavo alla mente tutte le sensazioni positive provate in allenamento. Tutto ciò però ha un valore relativo, dal momento che le mie gare migliori sono state poi quelle in cui sono entrato in uno stato quasi di trance nel momento del tuffo e di cui mi ricordo solo la soddisfazione dell’arrivo!

PER ALCUNI, AD UN CERTO PUNTO, LO SPORT NON E’ PIU’ SOLO UNA PASSIONE MA DIVENTA UNA PROFESSIONE. PENSI CHE I SACRIFICI DI UN NUOTATORE SIANO SUPERIORI A QUELLI DI QUALSIASI ALTRO PROFESSIONISTA? E LE SODDISFAZIONI?Indubbiamente ci sono dei sacrifici che coinvolgono anche la vita fuori dalla piscina, ad esempio una dieta, l’impossibilità di fare altre attività per paura di infortuni ect, però credo che per qualsiasi lavoratore fare di una propria passione la propria professione sia estremamente realizzante. Inoltre, come più volte dico, dal nuoto ho ricevuto le più grandi soddisfazioni e le più forti delusioni. Pertanto sono tutti sacrifici affrontabili e credo che ci siano poche professioni in cui tutto dipenda solo da se stessi.

RACCONTA: LA GARA CHE NON DIMENTICHERAI MAI
La prima volta che sono andato in finale nei 100sl ai campionati assoluti primaverili a Brescia (2002). Forse è stata la volta in cui effettivamente ho centrato l’obiettivo per il quale mi ero allenato. Oppure l’ultima gara ad alti livelli che ho fatto: ultima frazione della staffetta 4x100sl a Riccione nel 2003, dove feci il mio miglior tempo e ci piazzammo molto bene tra le grandi squadre, ma si sa che le staffette hanno tutto un altro sapore e che se non “voli” è meglio che lasci il posto ad un altro frazionista.

LA GARA CHE PROPRIO NON VUOI RICORDARE
Ce ne sarebbero molte: quella volta che mi sono fermato perché ho bevuto, quella volta che la gara non finiva mai dalla fatica che stavo facendo, quella volta che… In realtà me le ricordo tutte, non ho mai voluto dimenticarle. Fanno parte di tutta una splendida esperienza e della mia crescita come atleta.

QUELLA VOLTA CHE STAVI CENTRANDO IL TUO OBIETTIVO E INVECE..
Semifinale dei 100sl ai campionati assoluti estivi a Riccione (2003). Mi sentivo veramente in forma, avevo già fatto delle finali, ma sapevo che avrei potuto battere il mio record. Durante la virata dei 50, il costume a body (come si usava in quel periodo) mi si rompe sulla schiena, per cui nel momento in cui dovevo accelerare ho iniziato ad imbarcare acqua. Tempo 51’’.67 – nono posto, l’ottavo e quindi chi è entrato in finale ha fatto 51’’65 (due centesimi)..il nuoto!

LA VITTORIA PIU’ SOFFERTA
Forse la prima volta che, dopo numerosi tentativi, ho ottenuto il tempo limite per partecipare ai campionati assoluti primaverili nei 100sl. Credo che in quel caso il mio limite da superare fosse più psicologico che fisico. Era la prima volta che effettivamente dovevo dare un senso all’impegno dato in allenamento e sentivo il peso delle aspettative mie e, in parte, del mio allenatore.

L’ALLENAMENTO PRIMA DELLA “GARA DELLA VITA”
In gergo ci si “bagna e basta” e non si pensa alla gara.

NELLA STESSA BATTERIA CON IL TUO MITO
Purtroppo non è mai capitato. Ho partecipato a una gara in cui erano presenti  Alexander Popov (il mio mito essendo un velocista come me, perdi più longevo) e Ian Thorpe (per me un fenomeno che si è un po’ bruciato), ma non eravamo in batteria insieme. Stessa gara, i 50sl, ma non la stessa batteria.

DAI UN CONSIGLIO AI TUOI COLLEGHI PIU’ GIOVANI
E’ difficile darne solo uno. Rispettate e tenetevi stretti i vostri compagni di squadra perché solo loro sanno cosa state provando quando una gara va bene o va male, e della fatica che state facendo. Cercate di divertirvi sempre sia in allenamento sia, soprattutto, in gara. Ricordatevi più gli errori che le cose fatte bene, perché potete solo migliorare sempre.

UN’ULTIMA DOMANDA: L’ALLENATORE E LA SQUADRA. SENZA DI LORO PROBABILMENTE SARESTI UN ATLETA E UNA PERSONA DIVERSA. PUOI RACCONTARE UN ANEDDOTO PER FARE CAPIRE QUANTO VALORE HANNO O HANNO AVUTO NELLA TUA VITA?
Ce ne sarebbero molti, dalle trasferte, in cui ti senti parte di una famiglia, al ritrovarsi e ricordare il tal personaggio o la tal situazione da raccontare che ancora fa ridere.

In realtà mi hanno insegnato, o in qualche modo sviluppato, l’empatia e la solidarietà.Solo quando, alla fine di una gara, dopo aver visto che hai vinto o hai fatto uno splendido tempo, ti giri e vedi la squadra che esulta, o viceversa partecipano in qualche altro modo, con una pacca sulla spalla o un “dai sarà per la prossima volta”, alla tua delusione, capisci come la tua presenza e il tuo stesso atteggiamento possano essere importanti per gli altri per amplificare una loro gioia o alleggerire una loro sconfitta. Questo “bagaglio” me lo sono portato anche fuori dalla piscina, nella vita.

Martinelli oggi

Martinelli oggi

 

 

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